Una "biblioteca vivente" per ricordare

In occasione della Giornata della Memoria, lunedì 27 gennaio 2025 le classi prime e seconde della Scuola secondaria di I grado dell’I.C. San Benigno hanno potuto partecipare al progetto “Biblioteca vivente”: non libri di carta da sfogliare ma persone da ascoltare e con cui dialogare.

Marilena Pedrotti, Franco Acquarone e Annamaria Gifuni Serasso sono stati i nostri “libri viventi”. Le loro parole ci hanno trasmesso l’importanza della memoria, bagaglio di conoscenza e di emozioni che può connettere generazioni lontane tra loro.

Un grazie particolare a Snodi di prossimità, al CISSAC di Caluso e dall’ANPI per aver reso possibile questo incontro.

Libri viventi 1

I volontari libri viventi

Riportiamo qui di seguito una delle loro testimonianze.

Il ricordo di Aldo Acquarone

Aldo Acquarone, zio di Franco Acquarone, uno dei nostri “libri viventi”, è un operaio Fiat vissuto al tempo del fascismo che ha sperimentato in prima persona il dramma della deportazione. Il racconto di quegli anni è iniziato con la visione della foto di famiglia; siamo negli anni 1943-1945 e l'Italia si trova divisa in due: i fascisti ne occupano una parte e mettono in atto un regime dittatoriale. Sono anni bui e drammatici per gli Italiani, costretti a vivere di stenti perché vincolati a richiedere il cibo attraverso le tessere annonarie: il cibo arrivava dopo tanti mesi, in dosi razionate e solo a pochi.  Inoltre dalle ore 19:00 alle 6:00 vigeva “la regola” dell’oscurità  che obbligava i cittadini a chiudere tutte le finestre e le tapparelle per oscurare tutte le luci come per diventare "invisibili" agli aviatori che sorvolavano le città per bombardare.

Dalle 00:00 alle 6:00 c’ era anche il coprifuoco: nessuno poteva uscire di casa o farsi trovare per strada

Nel 1943 gli operai dell’azienda Fiat Spa di Torino si ribellano agli stipendi troppo bassi organizzando uno sciopero. Molti di questi operai vengono arrestati perché considerati erroneamente partigiani e fra loro c’è anche Aldo. Essi vengono deportati nelle Carceri Nuove di Torino. Successivamente Aldo viene prima deportato a Mauthausen, e poco dopo viene trasferito ad Ebensee per lavorare nelle montagne.

Qui si ammala per le condizioni di vita difficilissime e viene spostato nuovamente nel campo di sterminio di Mauthausen. Muore, probabilmente per malattia, l’1 dicembre del 1944; il suo corpo viene cremato e le ceneri vengono disperse nel Danubio.

Alla famiglia viene data comunicazione della morte di Aldo unicamente attraverso una lettera che riporta come causa del decesso una bugia, ovvero un presunto bombardamento nemico.

 

Gli alunni della 2B

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